Il massacro di Srebrenica, che la Corte internazionale di giustizia ha definito genocidio, è considerato «una delle peggiori atrocità dopo quelle della Seconda guerra mondiale». I fatti sui quali i giudici si sono pronunciati, esaminando una denuncia della Bosnia, risalgono all'estate del 1995, quando Srebrenica, un'enclave musulmana nella Bosnia orientale serba, era sotto assedio da quasi tre anni. L'allora capo di stato maggiore serbo-bosniaco Ratko Mladic ordinò ai primi di luglio l'attacco finale.

La città venne bombardata giorno e notte, mentre i carri armati avanzavano. L'11 luglio i serbo-bosniaci irruppero nella città e i 40mila abitanti fuggirono verso la base dell'Onu di Potocari, a nord. Circa 7mila riuscirono a entrare nel recinto della base, presidiata da circa 100 caschi blu olandesi che avrebbero dovuto difendere la città, dichiarata dall'Onu "zona protetta".

Gli altri si accamparono fuori. All'arrivo dei serbi i caschi blu rimasero impotenti, mentre Mladic fece separare gli uomini da donne e bambini, che furono deportati. Gli uomini - secondo le testimonianze di sopravvissuti e secondo l'atto di accusa del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, che con una sentenza dell'aprile 2004 ha stabilito per primo che fu genocidio - furono passati per le armi. I corpi degli uccisi nelle esecuzioni di massa vennero sotterrati in fosse comuni. Finora ne sono stati ritrovati solo 2mila. Oltre 7mila persone risultano disperse. I principali responsabili dell'eccidio di Srebrenica sono considerati i capi politici e militari dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic e Ratko Mladic, il primo arrestato il 21 luglio 2008, dopo 13 anni di latitanza, il secondo oggi 26 maggio 2011. Entrambi in Serbia.

La tragedia ha pesato per anni sulla coscienza della comunità internazionale. Per Srebrenica, nell'aprile 2002, il governo olandese di Wim Kok decise di dimettersi dopo che l'Istituto per la documentazione di guerra ha riconosciuto la responsabilità dei politici e dei caschi blu olandesi nel non aver saputo impedire il massacro.

 

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